domenica 22 gennaio 2012

“CASTELLO DI CIGOGNOLA”: il barbera in paradiso…

Il (o, come molti sostengono sia più corretto, “la”) barbera, un vitigno utilizzatissimo nel nord-ovest d’Italia, ma troppo spesso declassato al cospetto di due “pezzi da 90” che in questa zona ne oscurano la visibilità: il nebbiolo in Piemonte ed il pinot nero nell’Oltrepo Pavese.
Se però hai alle spalle le potenzialità della famiglia Moratti (e, devo dire, anche l’incredibile passione di Gianmarco, che è decisamente apparso più simile ad un grande produttore, che ad un freddo imprenditore con l’hobby del vino) e le idee di un enologo come Riccardo Cotarella (il creatore del sangiovese “Avi” di San Patrignano), nessuna sfida è impossibile…
Direttamente dalla tenuta del Castello di Cigognola (PV), infatti, ecco due interessanti verticali di barbera in purezza, il “DodiciDodici” (1212 è l’anno di costruzione del Castello) e “La Maga” (dall’omonimo cru aziendale).
Fin dal primo assaggio appare riduttivo etichettare il DodiciDodici semplicemente come il vino “base” dell’azienda. Fra le annate degustate è il 2007 – che si merita ben oltre gli 80 punti – quella più rappresentativa. Un'estate calda e soffocante ha generato un vino di un rosso rubino cupo, con profumi di piccoli frutti neri maturi e di macchia mediterranea (corbezzolo, mirto, ginepro, tamarindo...). In bocca offre subito un tannino deciso, che però sfuma lentamente, lasciando spazio ad una freschezza importante, buona sapidità e lunghissima persistenza su un finale morbido e succoso.
La Maga rappresenta invece la selezione dei migliori vini prodotti dalla vigna più antica e con la migliore esposizione (sud-ovest), dopo 12 mesi di maturazione che avviene per metà in botte grande e per metà in barriques di rovere francese di secondo passaggio. Qui è il 2006 il re incontrastato della serata: rosso granato fitto, al naso è un intrigante susseguirsi di sensazioni di frutta rossa sotto spirito (ciliegia, cassis), di eucalipto e pino mugo, che virano prima su note eteree di smalto e poi ritornano su un bouquet di spezie, dalla cannella ai chiodi di garofano. In bocca è caldo, fluido, giustamente tannico, elegantissimo ed equilibrato, con una lunga persistenza che lascia la bocca lievemente fresca, con un piacevolissimo richiamo balsamico già avvertito al naso. Un vino perfetto anche da solo, da meditazione, che sfiora i 90 punti.
Ultima chicca, meritevole di citazione, è un 2010 imbottigliato qualche giorno prima, frutto di una fermentazione malolattica molto lenta ed un affinamento in barriques che gli donano rotondità ed eleganza. Il color porpora tradisce la giovinezza di questo vino, che al naso si presenta floreale (su note di violetta, rosa ed oleandro) e piacevolmente fruttato (fragola e lampone), ma in bocca sorprende per potenza e pienezza, con una lunga persistenza di nocciola tostata. Già pronto da bere, è un vino che supera gli 80 punti e che sarà da tenere d’occhio perché fra qualche anno ne sentiremo sicuramente parlare.

Questa serata risale a novembre 2011, ma l’ho voluta rispolverare perché il 26 gennaio prossimo al Westin Palace Hotel di Milano ci sarà il “Cotarella Day”, un pomeriggio ed una serata dedicate alla degustazione dei vini di questo grande enologo italiano. Vi aspetto e vi invito dunque a non perdere questa occasione, perché degustando questi vini avrete l’ennesimo esempio del fatto che non esistono “vitigni di eccellenza” e “vitigni minori”, ma che il vino migliore è quello che riesce a coniugare la tradizione e la tipicità del vitigno con le potenzialità del territorio.
Alla vostra !!!

1 commento:

  1. grazie davide! segnato nei prossimi vini che assaggerò, assieme al kerner!

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